Rettorica et poetica d'Aristotile

Title

Rettorica et poetica d'Aristotile

Description

Paper; ff. [II] + [6] + 269 + [II]. Old binding in vellum; mm. 165_230.

Creator

Date

1546

Contributor

Type

Prose

Identifier

Is Referenced By

Iter I, 108a.

Audience

Manuscript ID

17

Foliation

ff. 1r-269v

Seen

Yes

Genre

Branch of philosophy

Internal description

<[1]r-[6]r> Allo Ill.mo et Ecc.mo S.re Il S.re Cosimo de Me / di [sic] Duca di Firenze. / <inc> Havendomi Principe Ill.mo nell'anno passato posto dinanzi a gli occhi per oggetto di far qualche cosa che piacesse a vostra Ecc.za et insieme che fusse per giovare se non a tutti, almeno a quella più parte de gli huomini che per me si potesse, mi venne in animo di mettere in questa nostra lingua fiorentina la Rethorica del grande Aristotile, et sopra di ciò più volte pensando (quantunque ella fosse cosa da mettere in atto non molto agevole) conferito questo mio pensiero con alcuni miei amici intrinsechi, gli trovai di tal parere che non solamente non biasimarono, ma con persuasioni et con preghi mi confermarono in esso di tal maniera che niun'altra cosa giudicai poter fare per all'hora che più sodisfacesse a tutti generalmente. <6r> <expl> Questi dico tutti raccontati bastino a fare V. Ecc.tia per gloria immortale, et a far manifesto ad ogni huomo senza che altri lo gridi che beata sia quella gente che sotto il vostro nome sia retta. Al quale humilmente mi raccomando. Alli 2 di Dicembre M.D.XLVI. / E. V. D. I.llme / servitore bernardo segni.

<1r-89r> <book I> <1r> Rethorica d'Aristotile Tradotta di Greca / in Fiorentina lingua per Bernardo Segni / allo Ill.mo et Eccell.mo S.or Dvca di / Firenze Cosimo de Medici. / <inc> La Rethorica è quasi che simile alla Dialettica trattando l'una et l'altra di cose tali, che in un certo modo possono comunemente da ogni huomo esser cognosciute. Et che non sono comprese sotto alcuna scienza determinata. Et di \\qui// nasce che tutti gli huomini in un certo modo dell'una et dell'altra partecipano, conciosia che e non si ritruovi alcuno che fino a un certo termine non sappia domandare, et rispondere et difendere et accusare. <89r> <expl> Stimeremo noi adunque bene fatto che voi o giudici stiate a quelle cose che voi con il giuro havete sententiato, et noi non vogliamo starvi? Et tutte quell'altre cose debbi qui dire, che direbbe uno che volesse amplificare; et quanto alle sedi senza artificio siesi detto abbastanza.

<89v-187v> <book II> Libro secondo. / <inc> Nel libro primo habbiamo detto onde s'habbino a cavare i luoghi da persuadere, et da dissuadere, da biasimare et lodare, et da accusare et difendere. Et quali oppenioni et quali massime ci habbino da essere buone per provare le cose dette: perché da loro et di loro si fanno gli enthimemi da usare in ciascheduno genere di parlare. Ma per che la Rethorica è per fine del giudicio, conciosia che nel genere deliberativo si giudichi, et il genere iudiciale non sia altro che un giuditio. <187r> <expl> L'instanza ancora non è enthimema, ma sì come nella Topica dicemmo, è un dire una certa <187v> oppenione, onde si faccia chiaro, che la parte non ha conchiuso o che ella ha preso una fallacia. Et quanto alli essempi et alle sentenze, et a li enthimemi et finalmente quanto s'appartiene a le cose, che sono nel discorso, onde, dico, noi possiamo abbondarne et qualmente noi possiamo solverle, siene stato detto da noi insino a qui a bastanza. Et restici hora a dire della locutione et dell'ordine.

<188r-257v> <book III> Libro Terzo. / <inc> Perché di tre cose debbe considerare chi tratta del modo del dire, una è donde si possino acquistare le fedi; et l'altra è circa l'elocutione: et la terza è circa la dispositione delle parti dell'oratione, della prima parte, cioè dell'acquistarsi fede habbiamo noi detto di sopra, et ancora da quante cose ella s'acquisti, cioè che ella s'acquista da tre, et habbiamo detto di che natura sieno queste tre cose; et la ragione perché elle sono tre, et non più. <257r> <expl> o vero voltandosi a giudici per via di domanda, et dire, che non v'è egli stato provato da me: et che v'ha provato la parte, o in che modo: o comparandole insieme <257v> o usando il modo naturale, cioè di raccontar le cose tue et di poi, se tu vuoi, dire disperse quelle de la parte avversa. La fine de la oratione sta bene senza alcuna coniuntione acciò che e paia un epilogo et non paia oratione. Io dissi. Voi havete inteso. Voi sapete. Date sentenza.

<[258]-[259]> <blank>

<260r-263r1> <annotations> <inc> Per che e si possa meglio intendere da chi non ha cognitione alcuna di termini logicali, né Rethorici, però di sotto dirò brevemente che cosa sia silogismo, che cosa sia elenco, che enthimema, che essempio, che induttione, et che amplificatione. Di poi noterò con molta brevità alcuni proverbii di quelli che sono più oscuri. Né altro dichiarerò in questa traduttione. Rimettendomi a quelli scritti che per dichiaratione di lei sono stati fatti, o che sieno per farsi: per che io ho fatto professione di tradurre la Rethorica et non di commentarla. // Il Silogismo è un discorso fatto per provare una cosa, et fassi con tre termini in questo modo: volendo provare che ogni huomo habbia la ragione, dirò così: <260v> Ogni animale che discorre ha ragione. Ogni huomo è animale che discorre. Adunque ogni huomo è animale che ha ragione. <Seguono, con varianti rispetto al testo a stampa: silogismo elenco, l'enthimema, induttione, essempio, amplificatione> <262v> <expl> Et a rovescio. Costui era ricchissimo, et da ogni banda gli abbondavano i guadagni, et trovavasi senza heredi con tutto ciò a uno che gli haveva già salvato la vita, et che si trovava in bisogno <263r> grandissimo non seppe egli et non volse aiutarlo in cosa che non era però di molto valore. <cf. printed edition, f. 142v>

<263r-265v> Proverbii <inc> c. 32. Brutto è il troppo indugio senza frutto. / Questo è un verso di Homero che è venuto in proverbio detto contra quelli che lungo tempo affaticatisi in una cosa non ne conseguiscono il fine. <265v> <expl> Troia non si lamenta de Corinthi. Con questo verso si vitupera la dappocaggine di certi, che in tal maniera si portano nelle loro imprese che il nimico non habbia da dolersi di loro. Questo medesimo verso Plutarco nella vita di Dione altrimenti l'interpreta. Ma la prima mi par più accomodata al testo.

<266-267> <blank>

<268r-269v> Tavola

Paratextual elements

1. epistle to the Grand Duke of Tuscany, Cosimo I Medici, ff. [1]r-[6]r;
2. index, ff. 268r-269v.

Record last updated

08/03/2013

Record last updated by

Eugenio Refini

Collection

Citation

Eugenio Refini, ‘Rettorica et poetica d'Aristotile’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
  <https://wheat-gannet.lnx.warwick.ac.uk/items/show/4253> [accessed 23 November 2024]