Trattato dei governi di Aristotile
Title
Trattato dei governi di Aristotile
Description
4°; A-Z4, Aa-Zz4, Aaa-Iii 4; ff. 220: [1], p. 420, [10]. Type: text in roman; commentary and titles in italics. 216×135 mm.
Creator
Publisher
Date
1549
Contributor
Type
Prose
Identifier
Alternative Title
Is Referenced By
Cranz and Schmitt 1984: 108.158.
Spatial Coverage
Audience
Edition ID
64
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London, BL, 31.h.16
Title page
TRATTATO / DEI GOVERNI / DI ARISTOTILE / Tradotto di Greco / in lingua uulgare Fiorentina da / Bernardo Segni Gentil'huo / mo & Accademico / Fiorentino. // IN FIRENZE / APPRESSO LORENZO TORRENTINO / Stampatore Ducal. MDXLIX. / Con Privilegio di Papa Pagolo III. et Carlo V. Imp. et di / COSIMO Duca II. di Firenze.
Colophon
[no colophon]
Paratextual elements
1. epistle by the Author to the Duke of Florence Cosimo Medici (October 7th 1548), p. 3-10 (ff. A iiir-Bv).
2. index of subjects, ff. Ggg iiir-[Iii iv]r.
2. index of subjects, ff. Ggg iiir-[Iii iv]r.
Internal description
<p. 3> ALLO ILLVSTRISS. / ET ECCELLENTISS. S. / & Pad. mio il S. COSIMO de / Medici Duca di Firenze. <inc> Egli è stata mia intentione Illustrissimo Principe dappoi che io havea messo in questa nostra lingua vulgare l'Ethica d'Aristotile con alquanto di commentatione, di metterci medesimamente il trattato fatto da lui sopra la consideratione dei governi chiamato generalmente la Politica, per la ragione che questo trattato conseguita a quello della Ethica, et sono, a dire il vero, amendue congiunti sotto l'universal consideratione della civil facultà. <p. 10> <expl> Et lei di tal maniera ben la toglieste che ella a guisa di serpente che habbia gittato lo scoglio, o di Fenice che doppo molti secoli ritorni in vita con un altro principio et con miglior forma di vivere sia per pigliare augumento felice, et voi per riempiere [sic] di celebratissima fama. Di Firenze. Alli VII. d'Ottobre MDXLVIII. Di V. Eccell. Illustriss. Servitor Bernardo Segni.
<p. 11> primo. / Della città, della casa et del borgo. Capitolo primo. <text inc> Perché e' si vede che ogni città è una certa compagnia, et perché ogni compagnia è constituita per fine di conseguir qualche bene, che in vero ogni cosa che s'opera è operata per cagione di quello che par bene, è però manifesto che ogni compagnia ha in consideratione et in fine qualche bene: et che quella, che infra tutte l'altre è la principalissima, et che tutte l'altre contiene, ha per fine il bene, che è principalissimo, et tale non è altra che la città et la compagnia civile. <p. 14> <comm inc> Perché e' si vede. Havendo il sommo Filosofo nel libro dell'Ethica dataci la dottrina che può far l'huomo felice, et mostratone dove consista essa felicità humana, et mediante che cosa ella si possa acquistare, in questo secondo trattato morale si seguita di dar la dottrina da far felice et beata la città intera, la qual cosa parendo che sia più degna, che non è a far un solo huomo, sì come egli dice anchora nel III capitolo del primo libro dell'Ethica, farà forse parer ragionevole che questo trattato della Politica sia più nobile di quello dell'Ethica. <p. 53> <text expl> Laonde essendosi qui determinato di loro, et del resto altrove dovendosi determinare, lasciato qui, come finito, questo ragionamento, parliamo horamai con un altro principio: et innanzi tratto facciam consideratione di quello che è stato detto dai savi della Republica ottima. <p. 55> <comm expl> Mostrando in tal maniera et quale arte da guadagnare se le convengha, et che et quale le sia ministra, et qual sia contro a natura: havendo conchiuso in questo ultimo capitolo che maggiormente si debba attendere dal governo di casa a curare le cose possedute, che hanno l'anima, che quelle che ne mancano; contro alla usanza dei più, che ogni loro intento mettono in far roba et lasciano ogni cura et pensiero di instruire i figliuoli et le mogli et li servi.
<p. 57> secondo / Della ottima Republica di Socrate. / Capitolo primo. <text inc> Havendo proposto di far consideratione della civil compagnia, la quale è ottima infra tutte l'altre a chi è lecito di vivere il più che si può nel modo che ei desidera; però è bene considerare gli altri governi usati nelle città, che hanno nome di ben governarsi: o se d'altri modi s'ha notitia per via di scritti dei savi che apparischino bene ordinati: acciocché il buono et l'utile che è in essi non ci sia nascosto. <p. 50 [sic]> <comm inc> In questo II libro il Filosofo raccontando i modi dei governi, che erano celebrati nel mondo, et non pur quegli che erano in essere, ma anchor quegli che erano stati scritti da altri, et massimamente li scritti da Platone: dove è introdotto Socrate che nel V della Republica da Platone chiamata la prima, vi fa consideration di questi ordini, che nel principio di questo libro da Aristotile son ripresi. <p. 116> <text expl> Fu anchora Androdamo da Reggio legislatore ai Chalcidensi che sono in Tracia, sopra le morti et sopra le heredità; di cui non si può però dire che cosa alcuna sua propia vi si ritrovi. Et dei modi di governo, et di quei, dico, che sono i più famosi, et di quei che sono stati dati in iscritto siesene considerato a bastanza nel modo detto di sopra. <p. 117> <comm expl> Nel quale ha ei raccontato nei primi quattro capitoli i modi delle due Republiche di Platone: et di poi di quella di Falea, et conseguentemente di quella di Ippodamo. Doppo li quali modi raccontati fa ei mentione della Republica Spartana, della Candiotta, della Cartaginese et ultimamente di quella d'Atene.
<p. 119-182> <book III>
<p. 183-244> <book IV>
<p. 245-305> <book V>
<p. 306-330> <book VI>
<p. 331-391> <book VII>
<p. 392> LIBRO OTTAVO / Che li fanciugli debbono essere ammaestrati publicamente. Cap. I. <text inc> Che il legislatore adunche debba mettere diligenza circa l'eruditione de' fanciugli niuno è che lo contradica; perché tal cosa non osservata nelle città nuoce al governo d'esse, dovendosi fare l'eruditione secondo che sono li governi: conciosia che ciascun governo ha li costumi che gli son propii. Et il propio costume è quello che mantiene il governo et che da principio lo constituisce. Verbigratia il Popolare constituisce lo Stato del Popolo, et quello dei Pochi constituisce lo stato d'essi Pochi potenti; et così sempre il miglior costume constituirà miglior sorte di Stato. <p. 393> <comm inc> Che il legislatore adunche. Cap. I. Havendo il Filosofo di sopra provato il fine doversi ire preparando mediante li mezi, et il fine della buona Republica non essendo altrimenti che il fine d'un solo huomo (et tal fine è la felicità) et li mezi da conseguirla essendo li costumi, et l'eruditione, però nel principio di questo libro et in questo capitolo mostra che li cittadini d'una ottima republica debbono essere instrutti da prima a quella mediante li costumi et la eruditione. <p. 416> <text expl> Anchora se egli è Armonia nessuna, che si convegna alla età puerile per partorire a un tempo medesimo et ornamento et disciplina, certo che l'Armonia Lidia infra tutte le altre par che faccia un simile effetto; nella quale però insegnandola per eruditione questi tre termini debbono essere usati, cioè il Mediocre, il Possibile et il Convenevole. <p. 418> <comm expl> Et nello ottavo et ultimo vuole ei formare un cittadino buono, et cominciasi da essa natività conducendolo insino alla età da imparar la musica; nella qual materia ferma egli il suo discorso: et finisce il libro senza a dare l'ultima perfettione a questa opera.
<Ggg iiir-[Iii iv]r> TAVOLA DELLE COSE / PIV NOTABILI DELLA / POLITICA DI / ARISTOTILE.
<p. 11> primo. / Della città, della casa et del borgo. Capitolo primo. <text inc> Perché e' si vede che ogni città è una certa compagnia, et perché ogni compagnia è constituita per fine di conseguir qualche bene, che in vero ogni cosa che s'opera è operata per cagione di quello che par bene, è però manifesto che ogni compagnia ha in consideratione et in fine qualche bene: et che quella, che infra tutte l'altre è la principalissima, et che tutte l'altre contiene, ha per fine il bene, che è principalissimo, et tale non è altra che la città et la compagnia civile. <p. 14> <comm inc> Perché e' si vede. Havendo il sommo Filosofo nel libro dell'Ethica dataci la dottrina che può far l'huomo felice, et mostratone dove consista essa felicità humana, et mediante che cosa ella si possa acquistare, in questo secondo trattato morale si seguita di dar la dottrina da far felice et beata la città intera, la qual cosa parendo che sia più degna, che non è a far un solo huomo, sì come egli dice anchora nel III capitolo del primo libro dell'Ethica, farà forse parer ragionevole che questo trattato della Politica sia più nobile di quello dell'Ethica. <p. 53> <text expl> Laonde essendosi qui determinato di loro, et del resto altrove dovendosi determinare, lasciato qui, come finito, questo ragionamento, parliamo horamai con un altro principio: et innanzi tratto facciam consideratione di quello che è stato detto dai savi della Republica ottima. <p. 55> <comm expl> Mostrando in tal maniera et quale arte da guadagnare se le convengha, et che et quale le sia ministra, et qual sia contro a natura: havendo conchiuso in questo ultimo capitolo che maggiormente si debba attendere dal governo di casa a curare le cose possedute, che hanno l'anima, che quelle che ne mancano; contro alla usanza dei più, che ogni loro intento mettono in far roba et lasciano ogni cura et pensiero di instruire i figliuoli et le mogli et li servi.
<p. 57> secondo / Della ottima Republica di Socrate. / Capitolo primo. <text inc> Havendo proposto di far consideratione della civil compagnia, la quale è ottima infra tutte l'altre a chi è lecito di vivere il più che si può nel modo che ei desidera; però è bene considerare gli altri governi usati nelle città, che hanno nome di ben governarsi: o se d'altri modi s'ha notitia per via di scritti dei savi che apparischino bene ordinati: acciocché il buono et l'utile che è in essi non ci sia nascosto. <p. 50 [sic]> <comm inc> In questo II libro il Filosofo raccontando i modi dei governi, che erano celebrati nel mondo, et non pur quegli che erano in essere, ma anchor quegli che erano stati scritti da altri, et massimamente li scritti da Platone: dove è introdotto Socrate che nel V della Republica da Platone chiamata la prima, vi fa consideration di questi ordini, che nel principio di questo libro da Aristotile son ripresi. <p. 116> <text expl> Fu anchora Androdamo da Reggio legislatore ai Chalcidensi che sono in Tracia, sopra le morti et sopra le heredità; di cui non si può però dire che cosa alcuna sua propia vi si ritrovi. Et dei modi di governo, et di quei, dico, che sono i più famosi, et di quei che sono stati dati in iscritto siesene considerato a bastanza nel modo detto di sopra. <p. 117> <comm expl> Nel quale ha ei raccontato nei primi quattro capitoli i modi delle due Republiche di Platone: et di poi di quella di Falea, et conseguentemente di quella di Ippodamo. Doppo li quali modi raccontati fa ei mentione della Republica Spartana, della Candiotta, della Cartaginese et ultimamente di quella d'Atene.
<p. 119-182> <book III>
<p. 183-244> <book IV>
<p. 245-305> <book V>
<p. 306-330> <book VI>
<p. 331-391> <book VII>
<p. 392> LIBRO OTTAVO / Che li fanciugli debbono essere ammaestrati publicamente. Cap. I. <text inc> Che il legislatore adunche debba mettere diligenza circa l'eruditione de' fanciugli niuno è che lo contradica; perché tal cosa non osservata nelle città nuoce al governo d'esse, dovendosi fare l'eruditione secondo che sono li governi: conciosia che ciascun governo ha li costumi che gli son propii. Et il propio costume è quello che mantiene il governo et che da principio lo constituisce. Verbigratia il Popolare constituisce lo Stato del Popolo, et quello dei Pochi constituisce lo stato d'essi Pochi potenti; et così sempre il miglior costume constituirà miglior sorte di Stato. <p. 393> <comm inc> Che il legislatore adunche. Cap. I. Havendo il Filosofo di sopra provato il fine doversi ire preparando mediante li mezi, et il fine della buona Republica non essendo altrimenti che il fine d'un solo huomo (et tal fine è la felicità) et li mezi da conseguirla essendo li costumi, et l'eruditione, però nel principio di questo libro et in questo capitolo mostra che li cittadini d'una ottima republica debbono essere instrutti da prima a quella mediante li costumi et la eruditione. <p. 416> <text expl> Anchora se egli è Armonia nessuna, che si convegna alla età puerile per partorire a un tempo medesimo et ornamento et disciplina, certo che l'Armonia Lidia infra tutte le altre par che faccia un simile effetto; nella quale però insegnandola per eruditione questi tre termini debbono essere usati, cioè il Mediocre, il Possibile et il Convenevole. <p. 418> <comm expl> Et nello ottavo et ultimo vuole ei formare un cittadino buono, et cominciasi da essa natività conducendolo insino alla età da imparar la musica; nella qual materia ferma egli il suo discorso: et finisce il libro senza a dare l'ultima perfettione a questa opera.
<Ggg iiir-[Iii iv]r> TAVOLA DELLE COSE / PIV NOTABILI DELLA / POLITICA DI / ARISTOTILE.
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08/03/2013
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Eugenio Refini, ‘Trattato dei governi di Aristotile’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://wheat-gannet.lnx.warwick.ac.uk/items/show/4512> [accessed 21 November 2024]
<https://wheat-gannet.lnx.warwick.ac.uk/items/show/4512> [accessed 21 November 2024]