Lettione recitata in Roma nell'Academia degli Humoristi
Title
Lettione recitata in Roma nell'Academia degli Humoristi
Description
Relevant unit: mm. 202_140.
Creator
Date
1605
Contributor
Type
Prose
Identifier
Is Referenced By
Iter II, 263b; VI, 261ab.
Shelfmark
Manuscript ID
56
Foliation
ff. 60r-74r
Seen
Yes
Genre
Branch of philosophy
Internal description
<60r> Lettione / recitata in Roma nell'Academia degli / Humoristi il dì 2 di Ottobre 1605. / <by an other hand> Si spiega la particella quarta della Poetica d'Aristotile / e si conclude che il poema epico [non] debba stendersi / in prosa.
<62r-74r> <inc> Due cose sono che fanno principalmente l'huomo diferente dagli animali bruti, la Ragione et il Parlare, et quanto meglio l'huomo si sa valere di queste due cose, tantopiù s'allontana dalla natura de' bruti et s'avvicina a quella di Dio, alla cui imagine fu formato. Fu già creduto che li Dei celesti in quella prima età conversassero con gli huomini, come afferma Catullo quando dice nell'Epitalamio di Peleo et di Teti: Praesentes namque ante domos invisere castas / Saepius, et sese mortali ostendere coetu / Coelicolae non dum spreta pietate solebant. Et Propertio che scrive: Nec fuerat nudas poema videre Deas \lib. 3. ele. xi./ che forse ha origine da quello che dice l'eterna Sapienza: et deliciae meae esse cum filiis hominum, oltre quello che narra la scrittura sacra, che nella prima età del mondo Dio passeggiava all'ombra dopo il mezo giorno. <expl> Così l'udito gode sommamente del verso come quello che in sé contiene et numero et armonia, di che cotanto s'appaga l'orecchio. Et quindi nasce che queste tre cose sono fra sé così conformi, e tanto viene attribuito il
<62r-74r> <inc> Due cose sono che fanno principalmente l'huomo diferente dagli animali bruti, la Ragione et il Parlare, et quanto meglio l'huomo si sa valere di queste due cose, tantopiù s'allontana dalla natura de' bruti et s'avvicina a quella di Dio, alla cui imagine fu formato. Fu già creduto che li Dei celesti in quella prima età conversassero con gli huomini, come afferma Catullo quando dice nell'Epitalamio di Peleo et di Teti: Praesentes namque ante domos invisere castas / Saepius, et sese mortali ostendere coetu / Coelicolae non dum spreta pietate solebant. Et Propertio che scrive: Nec fuerat nudas poema videre Deas \lib. 3. ele. xi./ che forse ha origine da quello che dice l'eterna Sapienza: et deliciae meae esse cum filiis hominum, oltre quello che narra la scrittura sacra, che nella prima età del mondo Dio passeggiava all'ombra dopo il mezo giorno. <expl> Così l'udito gode sommamente del verso come quello che in sé contiene et numero et armonia, di che cotanto s'appaga l'orecchio. Et quindi nasce che queste tre cose sono fra sé così conformi, e tanto viene attribuito il
furore ad Amore et a Bacco, quanto anco alle Muse. Onde uno di questa Academia in un libretto che fece di Ode Anacreontiche, ma in lingua latina, così scrisse: Et est furor Cupido, / Et est furor Lyaeus, / Et est furor Camaena, / Et triplici flagello / Quatiunt mihi ceretum. / Quid ergo nos sodales / Tam fervide me amantem, / Tam iugiter bibentem, / Tam dulciter canentem / Miramini furentem?.
Record last updated
08/03/2013
Record last updated by
Eugenio Refini
Collection
Citation
Eugenio Refini, ‘Lettione recitata in Roma nell'Academia degli Humoristi’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://wheat-gannet.lnx.warwick.ac.uk/items/show/4292> [accessed 21 November 2024]
<https://wheat-gannet.lnx.warwick.ac.uk/items/show/4292> [accessed 21 November 2024]