Sul sentire et conoscere dei morti
Title
Sul sentire et conoscere dei morti
Description
Paper; misc., comp.; ff. III + 71 + I; mm. 220_320 (210_313).
Creator
Date
before 1583
Contributor
Type
Prose
Identifier
Is Referenced By
Garin 1979: 432-441.
Audience
Shelfmark
Manuscript ID
103
Foliation
ff. 47r-50r
Seen
Yes
Genre
Internal description
<47r> Al S.or Francesco Sansovino / Ant.° Persio. Vorrei poter sodisfare apieno alla dimanda che V.S. mi ha fatto più volte, cioè dirle quel tanto che hanno stimato i philosophi et i theologi et quel che ne stimo io intorno al sentire et conoscere de i morti, se essi sentono et hanno cognitione alcuna delle cose che si fanno tra i viventi: ma mi dispiacque di non poterla servire così come ella desidera, et come io anchora vorrei, per esser in questi tempi occupatissimo et travagliato più che mai fussi con tutto ciò, se bene ella per hora non potrà haver intorno a ciò il parer mio risoluto, et perfetto, vedrò almeno de dirle quel che ne è stato detto da gli altri, et massime da i principali et anche le darò qualche ombra dell'openion mia se haverò tempo.
<47r-v> <section 1> Aristotele <inc> Et prima le dirò di quello che intorno a ciò mi soviene d'haver letto in Aristotele dal quale si potrebbe raccogliere, anzi si raccoglie da un luogo che secondo lui i morti sappino quel che fanno in terra i vivi. Però che Aristotele parlando della felicità et ricordando un detto di Solone, il quale voleva che niuno si potesse dir beato avanti il fine della sua vita, ciò volse rifiutare; et pare che in somma conchiudesse che le adversità et le prosperità degli amici o parenti vivi passino alla notitia de defonti. <expl> Ma pare che Aristotele non parlasse mai dello stato delle anime dopo morte, se non per transito, per esser cosa di cui (secondo che confessano anchora i suoi) era in dubbio et non hebbe vera cognitione; et però [.] parlò mai della felicità che si ha dopo morte, percioche non vi potette mai con la sua philosophia arrivare. Ma chi volesse farcelo arrivare per forza, et come dire farlo christiano (sì come si sono studiati di fare alcuni) io il lascierò fare: ma di quel che a me ne paia non ho per hora tempo et agio de scrivere.
<47r-v> <section 1> Aristotele <inc> Et prima le dirò di quello che intorno a ciò mi soviene d'haver letto in Aristotele dal quale si potrebbe raccogliere, anzi si raccoglie da un luogo che secondo lui i morti sappino quel che fanno in terra i vivi. Però che Aristotele parlando della felicità et ricordando un detto di Solone, il quale voleva che niuno si potesse dir beato avanti il fine della sua vita, ciò volse rifiutare; et pare che in somma conchiudesse che le adversità et le prosperità degli amici o parenti vivi passino alla notitia de defonti. <expl> Ma pare che Aristotele non parlasse mai dello stato delle anime dopo morte, se non per transito, per esser cosa di cui (secondo che confessano anchora i suoi) era in dubbio et non hebbe vera cognitione; et però [.] parlò mai della felicità che si ha dopo morte, percioche non vi potette mai con la sua philosophia arrivare. Ma chi volesse farcelo arrivare per forza, et come dire farlo christiano (sì come si sono studiati di fare alcuni) io il lascierò fare: ma di quel che a me ne paia non ho per hora tempo et agio de scrivere.
Paratextual elements
1. epistle to Francesco Sansovino, f. 47r.
Online references
Record last updated
08/03/2013
Record last updated by
Eugenio Refini
Collection
Citation
Eugenio Refini, ‘Sul sentire et conoscere dei morti’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://wheat-gannet.lnx.warwick.ac.uk/items/show/4339> [accessed 24 November 2024]
<https://wheat-gannet.lnx.warwick.ac.uk/items/show/4339> [accessed 24 November 2024]